Mindfulness e Teatro

Negli anni ’70 del secolo scorso Il professore Jon Kabat-Zinn crea la Mindfulness. Seleziona e valida scientificamente alcune tecniche mutuate da antiche pratiche meditative e le riunisce in un unico corpus.

Le tecniche mindfulness si concentrano sulla «consapevolezza». Portando l’attenzione sul respiro è possibile accedere a uno stato più profondo di presenza e di attenzione verso il proprio sé.

Dagli anni ’70 ad oggi la mindfulness ha trovato un largo utilizzo sia nel campo medico che psicologico raggiungendo straordinari traguardi nella riduzione dello stress, del dolore cronico e nello sviluppo del benessere.

Una delle evoluzioni più interessanti è quella in cui la mindfulness incontra la psicosomatica: il lavoro sul corpo e sulle emozioni. Nasce così la «Mindfulness Psicosomatica» ovvero la consapevolezza del sistema psicosomatico nel momento presente. La psicosomatica si basa sull’assunto teorico che corpo e mente comunicano in modo integrato e l’uomo è visto come un’inscindibile unità psicofisica.

È possibile sperimentare la mindfulness psicosomatica applicandola al lavoro dell’attore, con funzionalità specifiche (processo che sta al centro del training Arete). Alcune delle tecniche tradizionali di recitazione vengono orientate verso una maggiore consapevolezza personale, del corpo e della mente, delle emozioni e delle reazioni psico-fisiche. In questo modo è possibile sviluppare un lavoro sul corpo e sull’espressività che coinvolga tutto il sistema psicosomatico e che permetta di replicare degli stati di coscienza, in modo controllato e consapevole, per una messa in scena più sincera e priva di quei blocchi che derivano da paure e disfunzioni strutturali che frenano il coinvolgimento autentico dell’attore.

Letture consigliate

Pensieri senza un pensatore (Ubaldini, 1996) di Mark Epstein

Quaderno d’esercizi di mindfulness (Vallardi, 2014) di Ilios Kotsou