Menin

“Menin” – Ira

Mille grotteschi modi di andarsene a rate sul labirinto contemporaneo

Di e con: Stefano Francoia Musica, Lorenzo Meazzini

In breve:

Una città orologio. Eroi borghesi che lottano: non sanno fare altro. Fa comodo.

In quanti modi si può lottare? Quante armi abbiamo raffinato fino a renderle stili di vita? E quanti modi abbiamo inventato per morire? In una metropoli-orologio si può anche morire a rate.
Trasformarsi in un click dell’ingranaggio del grande frullatore globale. Il mito esiste: sempre. E così il Mistero. Il mito parla: la sua voce non è mai stata più chiara.

L’Iliade canta l’Ira. Quel seme distruttivo nella natura dell’uomo: la sua necessità di essere il conquistatore di se stesso. L’ansia di vivere che lo porta alla morte. Per Omero non c’è da temere, però: L’uomo ha la forza di uccidersi. Non ha il potere di distruggere il mondo.

E se invece ce l’avesse? Se gli eroi diventano supereroi piccoli piccoli? Se gli eroi non lo erano poi tanto nemmeno prima? Se l’uomo vede nella sua dolcissima umanità il limite?

E se la città da conquistare è Troia di nome e di fatto? O peggio! Siamo distanti anche da Babilonia, da Sodoma e Gomorra. La Città non fa più nemmeno la mignotta.

Allora “porca Troia!” rimane solo una esclamazione vuota. Il Prigioniero maledice la gabbia che si è costruito con cura e di cui non riesce più a fare a meno. Tossico di vita tossica.


Consigli di viaggio:

Menin” non va capito. Come una città nella tempesta: si vive. Camminare mentre gli occhi, le orecchie e il corpo si nutrono da soli di ciò che serve. Ginnastica dello spirito.

Niente valigia per questo viaggio: non serve. Allacciare le cinture di sicurezza e abbandonarsi alla pura sensazione come sulle montagne russe. Pellegrini nomadi seduti sulla terra: contenuti e protetti. Cullati come un tuorlo nel suo uovo.

no images were found